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Recensioni
Pubblicato il 04/08/2015 alle 09:50:25
Folco Sbaglio e le ore perdute – Storia di un pettirosso (Hydra Music)
di Antonio Ranalli
Un disco letterario, non auto contemplativo. Questo in sintesi “Storia di un pettirosso”, realizzato da Folco Sbaglio e le ore perdute.

Un disco letterario, non auto contemplativo. Questo in sintesi “Storia di un pettirosso”, realizzato da Folco Sbaglio e le ore perdute.

Il cantautore di Ariano Irpino (Avellino) racconta di personaggi che ognuno vorrebbe incontrare e canta come un poeta che tiene a tutti e appartiene a tutti.

In questo suo album si ritrovano alcuni temi centrali della canzone di Folco Sbaglio (all’anagrafe Fabrizio Procopio): il viaggio, la militanza, la frontiera e l'amore al quale è dato un grande spazio. Si parte con “Latinoamerica”, storia dal sapore sudamericano, per passare a “Due di noi” dove la passione che determina la vivacità dell'amore è sempre una situazione estrema che, dal punto di vista letterario, permette di vedere il valore del personaggio.

In brani come “Storia di un pettirosso” (ispirata alla figura di Robin Hood) e “Oggi siamo in guerra” si trovano spesso figure marginali, ma che si fanno amare perché stanno fuori del mondo e lo possono osservare meglio. Sono loro che tentano d'oltrepassare la frontiera: un ostacolo da superare per arrivare a qualcosa che si desidera o una realtà che si frappone tra le persone.

Musicalmente Folco Sbaglio si propone con un interessante folk rock, rispettando la tradizione cantautorale italiana, sfociando in alcuni passaggi nel tex mex. Del resto l’artista è cresciuto con i grandi cantautori italiani da un lato (De Andrè, De Gregori e Guccini su tutti) e la grande musica internazionale (Rolling Stones, Dire Straits e Joan Baez) dall’altro. A mettere a fuoco il tutto ci pensano Le ore perdute, il gruppo che lo accompagna da tempo composto da Deddo Lelmì (basso), Vanni Panovus (chitarre), Nitto Lasco (chitarre), Merlina Plaza (violino) e Nonio Nass (batteria e percussioni).

E proprio a sottolineare la passione per il rock internazionale il disco comprende anche “Come una pietra che va”, ovvero una traduzione (ad opera dello stesso Folco Sbaglio) di “Like a rolling stone” di Bob Dylan. Il disco si completa con “Alberi senza radici”, che non sfigurerebbe nel repertorio dei Nomadi, “La ballata di Iqubal” e “Ballata di un fantasma”.





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